Magari di nessuno dei due.
Proseguiamo in tema di bestiario; alpino ma non solo, più ampiamente montano. E questa volta torniamo a occuparci di orsi anche se non più da un punto di vista letterario. La cronaca degli ultimi tempi fornisce lo spunto per un discorso più vasto che va a toccare il cinema, ambito in cui il plantigrado gioca spesso il ruolo di star, e non solo in film consolatori e teneri come Koda fratello orso o L’Orso.
Per iniziare, le notizie.
21-5-08, Gioia dei Marsi (AQ). 5 quintali di miele divorati da un orso marsicano nei pressi del Parco Nazionale d’Abruzzo. Curiosa la reazione dell’apicoltore Franco Troiani per nulla turbato dal fatto: «È un segno tangibile della presenza del plantigrado sul nostro territorio: un patrimonio che va salvaguardato con ogni mezzo per non correre il rischio di far estinguere il simbolo della Marsica».
22-5-08, alta Val Seriana (BG). In un allevamento ovino trovate 4 pecore sbranate. Nel varco della rete sono rimasti dei peli che, stando ai primi accertamenti, apparterrebbero a un orso.
E pochi giorni prima, il 17 maggio, a Prato allo Stelvio (BZ) si era tenuto il convegno internazionale Convivere con l’orso organizzato dal Wwf, in cui si è discusso sulle buone pratiche per la prevenzione dei danni causati dall’animale e sulle misure di risarcimento per coloro che abbiano subito dei “furti”.
Alle nostre latitudini, dove la natura è stata ormai completamente addomesticata, possiamo permetterci di disquisire sul fatto che gli orsi sono un patrimonio per il benessere dell’ambiente e sui pericoli esclusivamente economici che questa presenza può arrecare all’uomo. Ma non è così dappertutto. In altre zone della terra come Canada, Alaska e Siberia il dibattito è di ben altre proporzioni: la presenza degli orsi è una minaccia per la vita umana? La discussione è aperta, anche se laggiù, a chi si inoltra nella foresta per un’escursione, si consiglia vivamente di portare con sé un fucile a pallettoni.
A questi interrogativi ha dato una risposta il grande regista tedesco Werner Herzog nel suo film-documentario Grizzly man. È la storia vera di Timothy Treadwell, giovane americano (un po’ borderline, per la verità) che passa le sue estati in Alaska osservando i grizzly e girando ore e ore di filmati per dimostrare che gli orsi non rappresentano un pericolo per gli uomini, ma anzi sono minacciati da essi. Purtroppo, dopo 13 anni di vita nel Grande Nord, nel 2003 il protagonista verrà sbranato insieme alla sua fidanzata proprio da un orso. Il messaggio di Herzog che ha preso visione dell’immensa quantità di filmati di Treadwell e li ha montati raccontandone la storia con la propria voce fuoricampo, è che la natura in fondo è cattiva e la convivenza tra uomini e animali è fondata su una lotta a tutto campo. Non a caso, l’orso che si è macchiato del delitto verrà ucciso a sua volta dagli amici di Treadwell.
Proseguiamo in tema di bestiario; alpino ma non solo, più ampiamente montano. E questa volta torniamo a occuparci di orsi anche se non più da un punto di vista letterario. La cronaca degli ultimi tempi fornisce lo spunto per un discorso più vasto che va a toccare il cinema, ambito in cui il plantigrado gioca spesso il ruolo di star, e non solo in film consolatori e teneri come Koda fratello orso o L’Orso.
Per iniziare, le notizie.
21-5-08, Gioia dei Marsi (AQ). 5 quintali di miele divorati da un orso marsicano nei pressi del Parco Nazionale d’Abruzzo. Curiosa la reazione dell’apicoltore Franco Troiani per nulla turbato dal fatto: «È un segno tangibile della presenza del plantigrado sul nostro territorio: un patrimonio che va salvaguardato con ogni mezzo per non correre il rischio di far estinguere il simbolo della Marsica».
22-5-08, alta Val Seriana (BG). In un allevamento ovino trovate 4 pecore sbranate. Nel varco della rete sono rimasti dei peli che, stando ai primi accertamenti, apparterrebbero a un orso.
E pochi giorni prima, il 17 maggio, a Prato allo Stelvio (BZ) si era tenuto il convegno internazionale Convivere con l’orso organizzato dal Wwf, in cui si è discusso sulle buone pratiche per la prevenzione dei danni causati dall’animale e sulle misure di risarcimento per coloro che abbiano subito dei “furti”.
Alle nostre latitudini, dove la natura è stata ormai completamente addomesticata, possiamo permetterci di disquisire sul fatto che gli orsi sono un patrimonio per il benessere dell’ambiente e sui pericoli esclusivamente economici che questa presenza può arrecare all’uomo. Ma non è così dappertutto. In altre zone della terra come Canada, Alaska e Siberia il dibattito è di ben altre proporzioni: la presenza degli orsi è una minaccia per la vita umana? La discussione è aperta, anche se laggiù, a chi si inoltra nella foresta per un’escursione, si consiglia vivamente di portare con sé un fucile a pallettoni.
A questi interrogativi ha dato una risposta il grande regista tedesco Werner Herzog nel suo film-documentario Grizzly man. È la storia vera di Timothy Treadwell, giovane americano (un po’ borderline, per la verità) che passa le sue estati in Alaska osservando i grizzly e girando ore e ore di filmati per dimostrare che gli orsi non rappresentano un pericolo per gli uomini, ma anzi sono minacciati da essi. Purtroppo, dopo 13 anni di vita nel Grande Nord, nel 2003 il protagonista verrà sbranato insieme alla sua fidanzata proprio da un orso. Il messaggio di Herzog che ha preso visione dell’immensa quantità di filmati di Treadwell e li ha montati raccontandone la storia con la propria voce fuoricampo, è che la natura in fondo è cattiva e la convivenza tra uomini e animali è fondata su una lotta a tutto campo. Non a caso, l’orso che si è macchiato del delitto verrà ucciso a sua volta dagli amici di Treadwell.
In risposta a Herzog, al Trento Film Festival è stato presentato un altro documentario sui grizzly che racconta le vicende di un altro personaggio curioso che passa il suo tempo a stretto contatto con i feroci animali. Il film si apre con alcune statistiche: negli ultimi 100 anni, 200.000 orsi sono stati ammazzati dall’uomo, contro 91 esseri umani uccisi dagli orsi. Il titolo è The edge of eden – Living with the bears di Jeff e Sue Turner e racconta un’estate passata in Siberia da Charlie Russell, etologo canadese, che ogni anno acquista una coppia di cuccioli d’orso catturati dai bracconieri, per rieducarli alla vita libera nelle alture della Kamchatka. È una sorta di surrogato di madre per queste palle di pelo: insegna loro a giocare, a pescare salmoni, a diffidare dai maschi adulti che li vorrebbero uccidere; ma sempre assecondando il loro istinto innato. E nel frattempo li nutre in modo che possano accumulare abbastanza grasso per sopravvivere a un lungo inverno in letargo. Nel film, ben presto riceve la visita dei due cuccioli allevati l’estate precedente che non sono ancora pienamente indipendenti e tornano di tanto in tanto per approfittare delle premure del loro “mammo”.
L’unica forma di autodifesa adottata da Russell è lo spray al pepe. La sua idea è che al massimo gli orsi possono essere aggressivi, mai feroci. Per ora non è ancora stato sbranato come Treadwell; forse non lo sarà mai. Una convivenza tra uomini e grizzly è possibile? Per alcuni sì, per altri no.
L’unica forma di autodifesa adottata da Russell è lo spray al pepe. La sua idea è che al massimo gli orsi possono essere aggressivi, mai feroci. Per ora non è ancora stato sbranato come Treadwell; forse non lo sarà mai. Una convivenza tra uomini e grizzly è possibile? Per alcuni sì, per altri no.
Nelle foto: Charlie Russell con i suoi "cuccioli"