Oggi turba il sonno dei bambini sotto forma di incubo notturno, ma.fino a cento anni fa teneva desti i pastori costretti a difendere le pecore dai suoi attacchi al buio. Veniva inseguito, braccato, catturato e ucciso perché rubava bestiame e selvaggina alle povere popolazioni che su allevamento e caccia fondavano la propria sussistenza. Risale probabilmente ai primi del ‘900 la scomparsa definitiva del lupo dalle Alpi. Ma verso la fine degli anni ’90 è tornato, dopo una lunga pellegrinazione dall’Abruzzo dove erano rimaste alcune enclave del canide. Un branco si è stabilizzato tra i monti dell’Alta Valsusa e la sua presenza è stata confermata da numerosi avvistamenti avvenuti negli anni, da diverse denunce di pastori a cui sono state uccise delle pecore e, purtroppo dal ritrovamento di vari cadaveri uccisi da morte accidentale oppure da bracconaggio.
Il ritorno del lupo non può che essere una buona notizia per la salute delle montagne. Significa che il suo habitat è ancora sostanzialmente preservato e che lo sviluppo delle attività umane non ostacola più di tanto gli equilibri naturali. Oltretutto è stupefacente come questo ampio nucleo sia andato a occupare proprio la Valle di Susa, una delle zone alpine più impattate, dove tra impianti da sci, strutture turistiche e infrastrutture per la viabilità sembra che rimanga poco spazio per la wilderness. Ma forse anche per questo, se l’antropizzazione è condensata in certe aree – per la verità molto ampie – ci sono spazi completamente abbandonati e selvaggi dove i lupi trovano privacy e selvaggina per soddisfare le proprie necessità e per sostenere un branco piuttosto nutrito.
Il ritorno del lupo non può che essere una buona notizia per la salute delle montagne. Significa che il suo habitat è ancora sostanzialmente preservato e che lo sviluppo delle attività umane non ostacola più di tanto gli equilibri naturali. Oltretutto è stupefacente come questo ampio nucleo sia andato a occupare proprio la Valle di Susa, una delle zone alpine più impattate, dove tra impianti da sci, strutture turistiche e infrastrutture per la viabilità sembra che rimanga poco spazio per la wilderness. Ma forse anche per questo, se l’antropizzazione è condensata in certe aree – per la verità molto ampie – ci sono spazi completamente abbandonati e selvaggi dove i lupi trovano privacy e selvaggina per soddisfare le proprie necessità e per sostenere un branco piuttosto nutrito.
Ma c’è anche l’altra faccia della medaglia. Intanto le comunità di lupi sono talmente esigue da non scongiurare completamente un nuovo rischio estinzione. Sono ancora troppi quelli che muoiono investiti da treni e automobili (la principale causa di mortalità) e quelli che vengono uccisi da pastori e bracconieri. Per venire all’attualità, nei giorni scorsi un lupo morto (nella foto) è stato trovato in una galleria ferroviaria in Alta Valsusa, sicuramente investito da un treno. E lo scorso autunno un altro cadavere era stato trovato nella zona, quella volta ucciso da un bracconiere.
Probabilmente i pastori non saranno d’accordo, ma è davvero triste vedere l’immagine qui sopra. È una questione di percezione: il lupo è l’animale sociale che caccia e vive in branco, che meglio rappresenta l’intelligenza e la simpatia. Anche solidale, materno; basta leggere il Libro della Giungla, oppure rispolverare la leggenda di Romolo e Remo allevati dalla lupa. Il ritorno sulle montagne ce lo mostra nella sua immagine più indifesa di fronte ai soprusi dell’essere umano perpetrati ai danni dell’ambiente.
Chi alleva pecore probabilmente ha sensazioni diverse, anche se riceve un indennizzo per ogni capo ucciso dal lupo. I pastori sono costretti a trovare nuove soluzioni pratiche, a riorganizzare il lavoro; se prima gli alpeggi si sorvegliavano ogni qualche giorno, oggi vanno controllati 24 ore su 24. Però, sapere che le valli sono abitate dai lupi è una ricchezza incalcolabile sia per la nostra fantasia, sia per il benessere dell’ambiente. La legge della natura si è invertita: il predatore è diventato vittima. Ma l’animale che rappresenta il principale pericolo per tutti è dotato di intelligenza e pietà. Riuscirà a esercitare queste doti?
Probabilmente i pastori non saranno d’accordo, ma è davvero triste vedere l’immagine qui sopra. È una questione di percezione: il lupo è l’animale sociale che caccia e vive in branco, che meglio rappresenta l’intelligenza e la simpatia. Anche solidale, materno; basta leggere il Libro della Giungla, oppure rispolverare la leggenda di Romolo e Remo allevati dalla lupa. Il ritorno sulle montagne ce lo mostra nella sua immagine più indifesa di fronte ai soprusi dell’essere umano perpetrati ai danni dell’ambiente.
Chi alleva pecore probabilmente ha sensazioni diverse, anche se riceve un indennizzo per ogni capo ucciso dal lupo. I pastori sono costretti a trovare nuove soluzioni pratiche, a riorganizzare il lavoro; se prima gli alpeggi si sorvegliavano ogni qualche giorno, oggi vanno controllati 24 ore su 24. Però, sapere che le valli sono abitate dai lupi è una ricchezza incalcolabile sia per la nostra fantasia, sia per il benessere dell’ambiente. La legge della natura si è invertita: il predatore è diventato vittima. Ma l’animale che rappresenta il principale pericolo per tutti è dotato di intelligenza e pietà. Riuscirà a esercitare queste doti?
1 commento:
C'é un video da me in cui (forse) ti si intravede... Per la liberatoria possiamo trattare.
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